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Ti
sei mai chiesto quale sia il significato letterale del termine “obiezione
di coscienza” o, quanto meno, che cosa si intenda per esso, e
quali significati si possono ad esso associare?
La parola “obiezione” deriva dal verbo obiettare che significa
gettar contro, contrapporre e sta ad individuare una contrapposizione,
un rifiuto. Per “coscienza” si intende la consapevolezza,
la valutazione, che uno ha di sé e dei propri atti. Consapevolezza
di sé che si esprime al tempo stesso, come consapevolezza degli
altri, in quanto l’essere umano si percepisce come essere sociale.
Quindi l’obiezione di coscienza sta ad indicare il rifiuto di
obbedire ad un determinato ordine. Più precisamente, è
l’opposizione ad un opinione, ad un comportamento, o ad un ordine
di un’autorità superiore, perché ritenuto in contrasto
con valori e principi personali radicati, appunto, nella propria coscienza.
Ne consegue che data l’estensione del concetto, esistono varie
tipologie di obiezione di coscienza e quella al “servizio militare”
non è l’unico campo in cui si manifesta.
E’
importante conoscere con chiarezza che cosa si afferma, o meglio si
affermava, quando si manifesta la volontà di voler svolgere il
servizio civile. Si dichiara espressamente che per imprescindibili motivi
religiosi, etici, filosofici o, più in generale, di coscienza,
non si può prestare il servizio militare, in quanto si è
fervidamente convinti che la strada dell’obiezione di coscienza
e del servizio civile sia la strada giusta, efficace, decisiva, per
costruire una cultura di pace e un modello nuovo di umanità.
Adesso, non so quanti dei ragazzi che manifestano l’intenzione
di prestare il. servizio civile, o che comunque hanno maturato una scelta
in tal senso, sono realmente portatori di una “cultura”
di antimilitarista e di pace con la P maiuscola.
Una cosa è certa, tanta strada è stata percorsa e moltissime
cose sono cambiate nel mondo, nella società e di conseguenza
nei giovani. Sempre più negli ultimi anni i ragazzi che hanno
manifestato la propria volontà a svolgere il servizio civile
lo hanno fatto senza condividere in maniera decisa dei convincimenti
pacifisti. Lo hanno fatto per altri motivi, opportunistici e non, ma
èù fuor di dubbio che la motivazione più ricorrente
sia stata: “…se proprio sono obbligato a regalare un anno
allo Stato, preferisco farlo rendendemi utile!” Il problema era
l’assenza di una Legge che dava la facoltà di optare per
la tale scelta “senza dichiararsi obiettori di coscienza”.
Fortunatamente le cose negli ultimi anni sono cambiate e, nonostante
i limiti della legge 230/98, finalmente con essa lo Stato ha istituito
il diritto soggettivo di ognuno a prendere decisioni ed agire secondo
la propria coscienza e in definitiva ha riconosciuto la libertà
di pensiero, coscienza, religione. L’obiezione non è più
un beneficio, bensì un diritto che si inquadra all’interno
dei principi di libertà sanciti dai diritti dell’uomo.
L’obiettore non è più contro l’arruolamento,
infatti è a tutti gli effetti “abile ed arruolato”,
è solo contrario all’inserimento in un contesto militare
per origine e tradizione deputato alla violenza.
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